Palladio ed ilPalladianesimo Teatro Olimpico |
Il povero Scamozzi ha trovato sempre davanti a sé questa montagna ingombrante di Palladio, ma qui ha realizzato una cosa straordinaria: le vie di Tebe, che sono la grandezza dell’Olimpico. Diamo quindi il giusto valore a Scamozzi. L’invenzione dell’Olimpico è di Palladio. Questa Accademia degli Olimpici, l’unica o una delle pochissime in Italia che accoglieva al suo interno non solo nobili, ma tutti quelli che erano nobili anche d’ingegno come Palladio, Magagnò ed altri artisti, aveva deciso di realizzare quello che doveva essere un teatro effimero. |
Quindi come già aveva fatto in occasione delle feste di carnevale, avrebbe voluto realizzare delle tragedie, delle commedie all’interno del salone sopra la Basilica Palladiana realizzando delle scenografie dei teatri effimeri caratterizzate da gradinate e da fondali in legno. Nell’anti-odeo noi abbiamo nel fregio monocomo in alto degli elementi che richiamano proprio queste rappresentazioni che si erano tenute presso il salone della Basilica. Palladio quindi è chiamato a realizzare il teatro, la cui struttura avrebbe dovuto essere quella di un teatro effimero, quindi destinato in un primo tempo ad un’opera di Giangiorgio Trissino, poi invece di una tragedia per eccellenza, quindi con scene che, appena terminata la rappresentazione, avrebbero dovuto esser smontate come se fossero un fondale di un film. Ed in effetti le scene del Teatro Olimpico sono sostenute da pali di legno, come si può notare accedendo dall’ingresso degli attori e sono strutture di cartone, di gesso, di legno pressato, di stracci, estremamente pericolosi dal punto di vista della loro infiammabilità, illuminate con una serie di lumini ad olio e di candele. L’idea di Palladio non prevedeva le vie di Tebe, ma la proscene rettilinea così com’è, con all’interno delle tre aperture - Porta Aurea la centrale, le Triodi quelle laterali -, cioè di strutture che sono documentate nel teatro romano essere delle forme piramidali, a tre facce, ognuna delle quali rappresenta scene diverse, che avrebbero dovuto chiudere come fondale la proscene. |
L’idea era stata presa dagli anfiteatri romani. Non doveva andare molto lontano: c’era il teatro romano a Verona, ma ancora più vicino il teatro Berga di Vicenza, che al tempo della realizzazione del teatro Olimpico, aveva ancora delle rovine imponenti, che tali sono rimaste fino all’800, ai disegni del Miglioranza. |
Ora del Berga abbiamo solo l’idea della forma esterna, che assomiglia alla cavea dell’Olimpico, formata dal giro di case che danno su Porton del Luzzo; abbiamo l’idea vaghissima di quella che doveva essere l’intersezione dei corridoi che portavano il pubblico all’interno della cavea se entriamo nel giardino di palazzo Gualdo o se entriamo dopo il fruttivendolo in piazzetta S. Giuseppe vediamo dove doveva essere il proscene del teatro. Se avessimo un’immagine dell’alzata che ci ha lasciato il Miglioranza avremmo più chiara l’idea della somiglianza. |
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